La mattina comincia con l'attesa della telefonata di Olga per andare a fare il visto. Intanto la burrasca si scatena, breve ma violenta. Teresa aveva appena cominciato a far scrivere la bambina, la quale non aveva molta voglia, e faceva finta di non sapere scrivere correttamente nemmeno il suo nome. Dopo un paio di correzioni ripetute, un urlo e Dayana viene mandata nella sua stanza per punizione.
Solo al mio ritorno scoprirò che, dopo circa un'ora, era uscita dalla stanza, aveva preso i quaderni e fatto tutto da sola, senza sbagliare niente. Al momento di leggere aveva portato il libro a Teresa, che intanto faceva finta di vedersi un film.
Intanto io, dopo aver ricevuto la telefonata agognata, ero uscito in taxi per raggiungere Olga e Gianni (che parte domani) all'ambasciata italiana, dove nel giro di un'oretta o poco più, a mezzogiorno avevo il visto per la bambina; se avessimo rischiato di fare i biglietti per oggi, saremmo già sull'aereo; per lo meno ci siamo risparmiati lo stress relativo.
Decidiamo quindi di uscire per il pranzo e ci rechiamo al Santa Fè, avendo in programma un appuntamento al Divercity con i connazionali. Appena giunti, però, la signorina all'ingresso ci sconsiglia l'entrata perchè stanno per arrivare circa 700 bambini di una scolaresca.
Cambio di programma: pranziamo, facciamo un giretto e poi ci spostiamo all'Unicentro, dove Dayana aveva chiesto di andare per giocare a bowling.
Anche qui, altro giro per negozi e negozietti, per poi incontrarci con i sardi, Gianni e Francesca, che con i loro piccoli sono in partenza domani; insieme siamo stati a cena in un localino tipico, condito di spettacolino di musica popolare e spettacolone di bimbi, che si sono fatti accendere il jukebox dal titolare, scatenandosi in danze improvvisate, mangiando pochissimo, ma divertendosi un sacco.
oh cielo! riconosco quello sguardo davanti a una qualsiasi cosa comprabile. non ho dubbi, l'imprinting è perfettamente riuscito. vero Teresa? a prestissimo!
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