Cronaca di una giornata irreale, ma concretissima, che resterà nei nostri cuori per sempre.
Bogotà ci accoglie con una pioggia scrosciante, appena pronti scendiamo in strada, dove Luis attende puntualissimo, mentre l'avvocato (una simpaticissima signora di nome Natividad del Soccorro) ritarda di qualche minuto, favorendo così le contrazioni gastriche.
Comunque, grazie ad una guida stile rally, arriviamo al centro dell'ICBF di Zipaquirà in perfetto orario.
Qui veniamo accolti con molta cortesia dalle signore del centro, che ci sottopongono ad una ulteriore intervista per la documentazione di rito.
Il tempo di espletare queste formalità ed ecco, ci riportano nella saletta dove all'improvviso entra lei, un po' smarrita, ma evidentemente preparata, tanto che ha perfino un pacchetto per noi.
Non credo sia possibile descrivere il momento del primo abbraccio, palpitazioni a 140, salivazione azzerata, cercavamo di dire qualcosa, ma siamo riusciti solo ad aumentare il nostro stato confusionale.
Poi, piano piano, ci siamo rasserenati, abbiamo cominciato a capire che si trattava della realtà e che avevamo tra le braccia la nostra bambina.
Primi tentativi di comunicazione, quasi del tutto inutili, tranne che per l'intermediazione delle operatrici dell'ICBF e del nostro avvocato. Teresa ha cominciato a tirare fuori dallo zainetto i regali che avevamo preparato e la bambina ha subito concentrato la sua attenzione su un libro illustrato con una piccola pianola, e poi ha detto che sapeva che la sua mamma suonava il piano.
Dopo qualche minuto si passa ai saluti, ci imbarchiamo di nuovo per il rally di ritorno, sotto la pioggia battente, io completamente nel pallone, Teresa abbracciata alla bimba che, come da prassi, si è addormentata nel tragitto.
E poi finalmente a casa, noi e la nostra Dayana (fra una dubbio e l'altro, siamo riusciti a capire che la chiamano così) a cercare di instaurare un legame dai primi momenti, fatti di gesti, sorrisi, ammiccamenti, parole non capite, e tante coccole.
Inizia quindi la serie delle telefonate di parenti e amici, tutti compartecipi, che ci fanno sentire meno lontani, e quindi, approssimandosi l'ora di pranzo, usciamo per andare all'Unicentro.
Durante la comida l'atmosfera ha iniziato a farsi più rilassata, sembrava stranissimo essere lì, seduti a tavola con la nostra bimba, che ci conosceva solo da tre ore.
Quindi parte la compra, e qui Dayana, che fino ad allora si era limitata ai monosillabi, ha mollato gli ormeggi ed ha iniziato a parlare, a chiedere, a partecipare agli acquisti che, ovviamente, erano quasi tutti per lei.
Al rientro al Plenitud, comincia il gioco, da stasera sfoggio un coloratissomo braccialetto di perline fatto da lei per me, poi si passa all'album da colorare e scopriamo che legge in modo pressochè fluente, se teniamo conto che non ha ancora finito la prima elementare; fra l'altro, ci è stata consegnata anche una pagella, che porta voti e valutazioni veramente ottimi.
Poi inizio a preparare la cena e questo la lascia un po' perplessa, mi dice "da mangiare lo fanno le mamme non i papà" ma le spiego che, anche per lei, è meglio così.
E' una bambina molto ordinata e metodica, mette sempre tutto a posto, va spegnendo continuamente tutte le luci di casa che noi, come sempre, lasciamo accese e dopo cena il suo primo pensiero era di sparecchiare e pulire la tavola. Si era pure offerta di lavare la biancheria, ma Teresa glielo ha impedito.
La cena si conclude con un dolce con candelina, per festeggiare il primo giorno insieme. Mentre Teresa lava i piatti lei gira per casa scattando foto anche al gabinetto e ce le fa vedere tutta contenta, poi arriva il momento della nanna, dopo una breve contrattazione, e sfilata in processione di tutte le bambole.
Che dire, è fantastica, certo sappiamo anche (e si vede) che ha un bel caratterino, ma sta veramente mettendocela tutta fin dal primo momento, pareva impossibile che ci conoscesse solo da mezza giornata.
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